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Benchmarking PLM: come farlo al meglio

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Una riflessione doverosa

Per molte aziende intraprendere un progetto PLM e portarlo avanti nel modo corretto non è affatto una passeggiata.

Alcuni affermano che un progetto PLM sia un progetto infinito, ma è meglio pensarlo come a un viaggio. Per quanto questa affermazione possa essere vera, ogni viaggio dovrebbe comunque avere delle pietre miliari e delle stazioni dove potersi riposare, godere dei traguardi raggiunti e pianificare la successiva parte del viaggio.

Uno dei progetti che solitamente porta con sé molti punti interrogativi è il benchmark PLM. Ci sono aziende che fanno protrarre questa fase di benchmarking per anni, senza tuttavia procedere con step successivi. Ci sono anche progetti PLM “impazziscono” nel momento in cui si arriva al punto di prendere una decisione. Come prevenire tutto ciò e pianificare nel modo più ragionevole il prossimo passo da fare in questo viaggio?

Il punto di partenza è fondamentale, quali sono gli obiettivi del benchmark PLM!

Identificare gli obiettivi aziendali. Per quanto possa sembrare scontato, molte aziende non hanno ben chiari i loro obiettivi di business per il PLM e il processo di benchmarking. Senza obiettivi, l’analisi comparativa del PLM può facilmente trasformarsi in un processo infinito e infruttuoso di dibattiti e discussioni.

Definire gli obiettivi tecnici. Le tecnologie ricoprono un ruolo fondamentale. Allo stesso tempo, concordare anticipatamente alcuni aspetti tecnici può aiutare a prendere una decisione più veloce sull’architettura, sulla possibile tecnologia da adottare e ambito di applicazione della soluzione.

Organizzare un team di esperti interni ed esterni. E’ fondamentale circondarsi di esperti di ambito sia tecnico che organizzativo. Così facendo si avrà il supporto da parte di coloro che conoscono in modo approfondito l’organizzazione dell’azienda ma anche di chi saprà dare consigli sulle possibili tecnologie da adottare.

Accettare criteri quantificati e qualificati. Per prendere una decisione nel processo di benchmarking è necessario concordare in anticipo una serie di criteri. Condividere e discutere con il team questi criteri significa essere certi di non andare a interferire o mettere in discussione aspetti “intoccabili” dell’organizzazione.

I 3 grandi DO NOT del benchmark PLM

1. NON confrontare i prodotti PLM prima di aver definito chiaramente la strategia, gli obiettivi di business e le applicazioni della tecnologia. Sarà solamente tempo sprecato a discutere di elementi che potrebbero essere irrilevanti per l’azienda.

2. NON iniziare il processo di benchmarking prima di aver formato un team di persone con funzioni decisionali e conoscenza dei flussi di lavoro e processi che si intendono gestire con l’implementazione del PLM.

3. NON mischiare benchmarking esterni di PLM, tecnologie e best practice, con la valutazione interna dei processi aziendali, organizzazione del lavoro e tecnologie già in uso.

In conclusione

Operando con il giusto approccio il benchmark PLM è un progetto meno complesso di quanto si possa pensare. Stabilendo degli obiettivi, lavorando sulla strategia, isolando le aree di conflitto senza mescolare processi tecnologici, di business e flussi di lavoro, è possibile ottenere con tempi ragionevoli un progresso ben visibile. Successivamente, procedendo per step ben pianificati anche la fase di implementazione sarà più agevole e senza troppi scossoni nell’organizzazione del lavoro quotidiano.

Anche tu stai valutando un sistema PLM per meglio gestire dati e documenti di prodotto? Temi che il tuo viaggio sia infinito o non sai da dove partire per essere produttivo in tempi brevi? Noi di CADTEC abbiamo un metodo di lavoro collaudato che ti permette di concentrarti solo su ciò che è importante per il tuo business, evitando di perdere tempo e denaro. Inoltre, la filosofia flessibile e modulare della soluzione PRO.FILE ti permette di arrivare al go-live in modo rapido per iniziare fin da subito a gestire in modo corretto dati, informazioni e processi.

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Fonte dell’articolo: blog Beyond PLM

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Digital Twin e la cultura ‘data driven’

Digital Twin: una definizione

La moderna accezione di ‘Digital Twin’ rimanda alla presentazione ‘Conceptual Ideal for PLM’ del Dr. M. Grieves pubblicata nel 2002 all’università del Michigan. Questo termine, tuttavia, risale originariamente agli anni ’60 e fu utilizzato dalla NASA in riferimento alla creazione di un duplicato ‘terrestre’ dei sistemi interni alle navicelle spaziali. Successivamente venne utilizzato anche come base per lo sviluppo delle simulazioni computerizzate.

Quali sono i principali componenti del Digital Twin?

I due macro-elementi da collegare sono lo spazio virtuale e lo spazio reale (o fisico). Questo collegamento avviene attraverso un processo di ‘mirroring’ o ‘twinning’ (gemellaggio) che segue il prodotto lungo tutto il suo ciclo di vita.
Nella sostanza si tratta di raccogliere tutti i dati, le informazioni e i processi di un elemento fisico, come ad esempio un prodotto, e sdoppiarlo in una versione virtuale. Questo consente di esaminarlo e studiarlo in ogni sua parte ed inoltre apre molteplici possibilità per simulazioni e analisi predittive.

Applicazioni pratiche nelle IIoT: la cultura ‘data-driven’

In concomitanza all’introduzione del concetto di Internet of Things nelle aziende (IIoT), il Digital Twin ha trovato la sua condizione di massimo sviluppo. In particolare, nel settore delle industrie 4.0, il Digital Twin viene applicato in numerose applicazioni e crea lo spazio ideale per la diffusione dei fenomeni di digitalizzazione e di cultura ‘data-driven’. Con questo termine s’intende l’approccio alla presa di decisioni aziendali fondamentali, come ad esempio dati di prodotto, basandosi sui dati raccolti ed analizzati.

Come possono i Digital Twins essere utili all’azienda? Ecco qualche esempio…

Le turbine di General Electric Co

La famosa multinazionale statunitense fondata nel 1892 si è sempre distinta per il suo carattere innovativo e per la capacità di investire in tecnologie industriali. Nello specifico l’azienda applica alle sue turbine (utilizzate sia nei sistemi eolici che all’interno dei motori dei jet) una fitta rete di sensori che comunicano con il Digital Twin virtuale in tempo quasi reale. Dal momento della vendita la turbina reale informa sull’utilizzo in corso la sua copia virtuale e questo permette non solo di registrare dati continuamente, ma anche di rilevare guasti, difformità, previsioni di decadimento e risoluzione di problematiche già in fase di testing.

Le auto di Tesla

Come per GE, Tesla ha fatto dell’evoluzione tecnologica un punto cardine della sua strategia di crescita aziendale. Le auto vendute, infatti, trasmettono ai loro gemelli virtuali ogni informazione che possa essere utile all’azienda per migliorare l’efficienza delle sue automobili, e non solo.

“Ogni giorno Tesla riceve l’equivalente di oltre 2 milioni di Km percorsi, sommando i contributi di tutte le auto. Questa enorme mole di dati consente di costruire una mappa costantemente aggiornata delle strade e di verificare la presenza di malfunzionamenti “strutturali”, cioè dipendenti dalla progettazione”
(Roberto Saracco, www.agendadigitale.eu)

Nei due esempi riportati ci si è concentrati sulla applicazione del concetto di Digital Twin nelle IoT, ma rimangono ancora da valutare le applicazioni alle analisi predittive e ai test che vengono messi in atto prima del rilascio del prodotto/servizio. Sono di rilievo tutte quelle fasi di ideazione e creazione di modelli virtuali che forniscono dati e informazioni che condizionano le successive fasi decisionali e di progetto.

Benefici innovativi del Digital Twin

I benefici dell’adozione dei Digital Twin sono innumerevoli e tipicamente cambiano in base alla necessità e all’utilizzo dell’azienda. Per alcune aziende sono legati a raccolte dati di prodotti già in uso, per altre consentono di testare nuove progettazioni, per altre ancora costituiscono le fasi virtuali di processi reali.

Fra i benefici più innovativi vi sono:

  • Le applicazioni del medesimo Digital Twin a supporto di più settori o addirittura più aziende

Poniamo come esempio la Digital Twin creata per un’automobile. Questa non solo potrà aiutare diverse aree della medesima azienda (come progettazione, manutenzione, prospetti di vendita) ma sarà utile anche ad aziende esterne come ad esempio le assicurazioni o i venditori di pneumatici. La condivisione di questi dati permetterà di ridurre le spese di creazione del Digital Twin e aumentare la precisione dei dati raccolti.

  • Le integrazioni fra Digital Twins

Il principio alla base delle integrazioni fra gemelli digitali consiste nell’applicazione pratica dei loro gemelli reali. In funzionamento ogni componente interagisce con altri e questo comporta degli ulteriori dati di aggregato.

Ad esempio un impianto eolico, per funzionare, necessita di vari componenti integrati (come turbine, pale, motore). I Digital Twins di ognuno di questi componenti se legato agli altri e posto in simulazione, potrà fornire dati molto più precisi su usura, guasti ed eventuali altre problematiche.

Il PLM come Digital Twin

L’implementazione del PLM in azienda permette tutta una serie di benefici che coinvolgono vari reparti, come ad esempio la condivisione di documenti, l’archiviazione sicura, la gestione dei processi e la risoluzione delle problematiche di versione.

La spinta alla digitalizzazione, tuttavia, ha richiesto più attenzione ai processi, alle IoT, ai dati e alla gestione del prodotto nel suo intero ciclo di vita. Questo insieme di informazioni crea a tutti gli effetti un vero e proprio Digital Twin che sviluppa il concetto di PLM e lo eleva a strumento di sviluppo processi, di simulazione di scenari futuri e fornisce una soluzione predittiva e gestionale del prodotto.

Pensiamo ad esempio ad un Product Lifecycle Management System che raccoglie tutti i dati di prodotto di un’azienda di packaging. Oltre alla gestione dei documenti e delle informazioni utili ad essere archiviate in prospettiva di futura consultazione, il gemello digitale permette di simulare delle migliorie all’impianto, cambi di fornitore, modifiche alla materia prima, analisi predittive utili a marketing e reparto amministrativo/finanziario dell’azienda e crea delle vere e proprie stime (ad esempio di vendita).

Con la spinta a Digitalizzazione e Industria 4.0 il PLM come Digital Twin, se opportunamente implementato, può permettere alle aziende di migliorare la qualità dei processi, dei prodotti e consentire l’integrazione con tecnologie innovative (quali IIoT) senza mai perdere di vista il bilancio di efficienza/efficacia.

Si tratta di fornire alle aziende uno strumento che li porta direttamente a poter usufruire delle evoluzioni tecnologiche e le innovazioni dell’industria 4.0 ponendosi come precursori e creatori delle tendenze rivoluzionarie in ambito industriale.

Fonti

– https://www.automazionenews.it/digital-twin/

– https://www.agendadigitale.eu/industry-4-0/industry-4-0-modello-digital-twin-migliora-sviluppo-prodotti/

– https://www.gartner.com/en/newsroom/press-releases/2019-02-20-gartner-survey-reveals-digital-twins-are-entering-mai 

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Implementazione PLM: fra Change Management e Reverse Mentoring

L’implementazione di qualsiasi software in azienda è una questione estremamente delicata. Stressante per i decisori, impegnativa per gli utilizzatori e spesso va rivista a distanza per calcolarne l’effettivo ROI* con la dirigenza. In particolare, l’implementazione PLM come Product Lifecycle Management è una tipologia di software che cambia la filosofia aziendale, la gestione dei documenti, la collaborazione e la comunicazione fra reparti. Essa, infatti, punta a migliorare l’efficienza/efficacia dei processi in ottica di digitalizzazione e Industria 4.0.

Come evitare di farsi spaventare da un cambiamento così radicale della struttura? In che modo valutare anticipatamente le fasi di sviluppo del processo di implementazione? E’ possibile eliminare i blocchi di resistenza al cambiamento che potranno crearsi? Come gestire al meglio l’evoluzione aziendale verso il futuro?

Alcuni dei metodi più innovativi per mettere in atto questa implementazione PLM sono il Change Management e il Reverse Mentoring. Vanno intesi solamente come trend delle grandi compagnie e non come unici accorgimenti da mettere in atto; potrebbero, tuttavia, essere il punto di svolta per l’evoluzione aziendale.

Change Management, dalle Scienze Sociali ai cambiamenti aziendali.

Il Change Management è una tendenza di cui si parla molto (Forbes) ma, in realtà, è un concetto che esiste da centinaia di anni e consiste nella gestione dei cambiamenti. Nello specifico, la versione moderna del termine prevede un management che viene realizzato tramite fasi e strumenti dedicati, con particolare attenzione all’approccio umano alle trasformazioni.

“Questi strumenti comprendono un approccio strutturato che può essere efficacemente utilizzato per realizzare, accompagnare e supportare la transizione, aiutando così l’organizzazione a realizzare e governare la propria trasformazione” – Wikipedia.

Ma quali sono gli effettivi vantaggi del Change Management?

Tra i vantaggi che possono essere quantificabili vi sono:
– definizione chiara (e maggiorata) del ROI*;
– rispetto di tempi e budget prefissati per l’implementazione;
– raggiungimento puntuale degli obiettivi iniziali.

I maggiori benefici che apporta, tuttavia, non sono facilmente valutabili perché riguardano il personale aziendale coinvolto direttamente. Già nel 1974 Schön individua il cosiddetto “Conservatorismo Dinamico delle Organizzazioni” in cui sostiene come il conservatorismo “induce ad auto proteggersi dai cambiamenti non originati dalla propria volontà. Schön riconosce la crescente necessità delle organizzazioni a divenire più flessibili per far fronte alla crescente velocità dei cambiamenti che le investono in misura sempre maggiore, arrivando a dotarsi di un processo di ‘apprendimento’ continuo.” – Wikipedia

Le organizzazioni in genere, e le aziende nello specifico, possono utilizzare il Change Management come utile strumento per qualsiasi trasformazione aziendale, compresa l’implementazione PLM. In particolare, una gestione strutturata del processo diminuisce gli errori riscontrabili, permette di rispettare tempistiche, budget ed obiettivi, aumenta il coinvolgimento al progetto del personale riducendo le resistenze ed infine crea la coesione d’intenti di cui l’implementazione PLM necessita per essere efficace.

Reverse Mentoring: le generazioni a confronto

Un ulteriore sviluppo aziendale in voga (Corriere della Sera) è costituito dal Reverse Mentoring. Questo termine, per quanto di tendenza, nasce nel 1999 grazie a Jack Welch, ex CEO della General Electric. Egli ideò uno specifico (quanto semplice) programma per ridurre il gap generazionale. Welch “chiese ai 500 top manager dell’azienda di individuare giovani impiegati che potessero insegnare loro l’utilizzo del web. (..) Le competenze digitali dei junior e l’esperienza dei senior si incontrano.” – Fondirigenti

Oggi il Reverse Mentoring viene definito come uno dei capisaldi nello sviluppo della cultura al cambiamento. Utilizzare il know-how e le competenze aziendali in ottica di efficienza/efficacia permette non solo di risparmiare ma anche di aumentare la coesione del personale. Si rendendo così le skills proprie un bene comune a sostegno dell’intera impresa.

I principali benefici del Reverse Mentoring nell’Implementazione PLM

Un tempo, non così lontano, le competenze aziendali erano suddivise rigidamente fra settori ed in ognuna delle divisioni aziendali era presente una figura cardine.

Pensiamo ad esempio allo sviluppo di un prodotto, ed immaginiamo il “signor Giovanni”, dipendente dal lontano 1968 che conosce ogni particolare di ogni prodotto che è stato venduto in azienda. Gran lavoratore e perfetto risolutore di problemi si affida alle sue esperienze e ad anni di relazioni con fornitori e clienti.
Mai utilizzato un computer, si affida alle telefonate dirette per soluzionare grattacapi.
Immaginiamo ora di mettere nelle sue mani un PLM, uno strumento magnifico, completo ed efficiente che potrebbe risolvere molti dei suoi mal di testa e permettergli qualche giorno di ferie all’anno. Lo shock è assicurato e certamente egli diventerà un paladino della campagna anti-PLM.

Pensiamo ora di affiancare al signor Giovanni una delle nuove leve dell’ufficio: Francesco anno 2000, millennial con tanta voglia di imparare ma nessuna esperienza. La loro collaborazione permetterà ad entrambi di aumentare le competenze, li farà sentire utili e porterà il know-how ad essere condiviso e a costituire un valore aggiunto del loro lavoro.

L’uso del Reverse Mentoring nell’implementazione PLM non permette solamente di risparmiare sulle spese di formazione; abbatterà barriere generazionali e di competenza, darà dignità a tutte le figure coinvolte, diminuirà le resistenze al cambiamento e permetterà di utilizzare diversi approcci nella risoluzione di problemi.

Due metodi non fanno una soluzione!

Per quanto entrambi i metodi di cui si è trattato possano essere estremamente utili per un’ottima implementazione PLM, non è possibile utilizzarli come unico approccio.
La scelta di evolvere come azienda adottando un Product Lifecycle Management richiede attenzione e preparazione, dall’iniziale fase di scelta del prodotto e dei consulenti, alla comunicazione interna; dalla presentazione della proposta alla dirigenza fino alla comunicazione interna del cambiamento al personale coinvolto.

*ROI = Return on Investment o ritorno dell’investimento, la redditività degli investimenti effettuati dall’azienda.

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Industria 4.0 e PLM

Verso l’Industria 4.0: tra digitalizzazione e PLM

Industria 4.0 e PLM

“Il termine Industria 4.0 (…) indica una tendenza (…) che integra alcune nuove tecnologie produttive per migliorare le condizioni di lavoro, creare nuovi modelli di business e aumentare la produttività e la qualità produttiva degli impianti” – Wikipedia

La tendenza maggioritaria delle aziende è di concentrarsi sempre più nell’innovazione delle tecnologie produttive e nell’integrazione di tutte le fasi del ciclo produttivo in ottica di digitalizzazione e Industria 4.0.

Secondo i dati contenuti nel sondaggio della Staufen Akademie di dicembre 2014 le imprese meccaniche si approcciano all’industria 4.0 nei seguenti tre modi:

 

  1. un terzo circa non si è ancora confrontato con l’Industria 4.0;
  2. un altro 33% è ancora in una fase di orientamento e sta valutando i vari scenari in cui è possibile un suo impiego;
  3. il terzo rimanente delle imprese si vede già proiettato in quella che sarà la realizzazione della quarta rivoluzione industriale.

Processi digitalizzati, attenzione ai falsi

Nella pratica si trovano spesso processi che sono solo in apparenza digitali. Un processo digitale, infatti, si può definire tale solo se le informazioni sono nella condizione di essere ulteriormente elaborate. Il fatto che l’informazione non sia più cartacea, non significa per questo che sia digitale, ma è piuttosto semplicemente “elettronificata”.

Ad esempio, una fattura scansionata spedita da un fornitore al proprio cliente per e-mail non è digitalizzata. Le informazioni contenute nella fattura non sono utilizzabili o modificabili digitalmente. Nel caso specifico, è necessario che i dati delle immagini vengano letti mediante Optical Character Recognition, che siano riconosciuti i dati d’intestazione e di posizione e, idealmente, confrontati con un ordine di base nel sistema ERP. Nel caso in cui i valori dell’ordine coincidano con i valori della fattura, viene impiegato un workflow che trasmette i dati della fattura alla contabilità finanziaria per il pagamento.

Un’elaborazione automatizzata tipo di un autentico processo aziendale digitale si caratterizza per informazioni utilizzabili digitalmente, elaborate meccanicamente e sistemi collegati fra loro a tale scopo.

Il PLM come ponte verso l’Industria 4.0

Esaminata dal punto di vista del PDM e PLM, la gestione completa dei dati di prodotto è la base per i processi gestionali in una produzione orientata verso Industria 4.0.

“La gestione efficiente ed efficace di questo modello di prodotto digitale che va dallo sviluppo alla vendita, dalla produzione alla messa in servizio fino alla creazione di valore per il cliente e alla garanzia dei servizi associati al prodotto, viene definita più o meno dall’inizio del nuovo secolo come gestione del ciclo di vita del prodotto o PLM. (…) Tale gestione dei dati di prodotto è il presupposto fondamentale affinché prodotti moderni, “intelligenti” e interconnessi svolgano la loro funzione e abbiano successo sul mercato mondiale. È la condizione essenziale affinché anche la produzione possa essere organizzata collegandola in modo “più intelligente”. È il requisito fondamentale per Industria 4.0”.
– Tesi Hechenberger del Sendler Circle –

Ciò che nel campo commerciale vale per le fatture, può essere applicato anche nei reparti di progettazione e sviluppo. Una richiesta di modifica per un prodotto creata come PDF nel software PLM non è ancora un’informazione utilizzabile. Per divenire tale, l’istruzione in essa contenuta deve essere separata e associata automaticamente al rispettivo componente. Il semplice fatto che le singole voci della modifica siano specificate nella richiesta non consente ancora una classificazione completamente digitale. E non è soltanto quest’informazione che deve essere disponibile a livello digitale e integrata nel sistema, bensì anche l’incarico che ne deriva.

Il processo aziendale digitale

Se, pertanto, nell’ambiente PLM deve nascere un processo aziendale digitale, non è sufficiente mandare un incarico per e-mail e aggiungere i componenti in questione come allegato. Piuttosto l’incarico deve essere attribuito nel software PLM mediante un file d’incarico e ciascun documento deve essere presente soltanto una volta. Il processo di modifica nel sistema PLM guida quindi tutti i dati di prodotto e i documenti collegati alla modifica, accompagnati dal file d’incarico.

Un’azienda pratica una digitalizzazione sistematica end-to-end quando dispone di informazioni in digitale e quando si adopera affinché esse possano essere immediatamente sfruttate da altri sistemi. Le informazioni devono quindi poter essere utilizzate nella loro forma digitale senza interazione umana ed essere in grado di attivare azioni e processi. Si parla, quindi, di “gestione dell’impatto”.

Per una corretta digitalizzazione in ingegneria meccanica, è necessaria una struttura portante adeguata che funga da base per le informazioni. Essa è rappresenta appunto dal Product Data Backbone.

L’azienda deve creare i requisiti tecnici informatici necessari. Sono tre i settori essenziali per la digitalizzazione:

  • il sistema ERP per il collegamento di produzione, finanze, vendita e assistenza;
  • il sistema CRM;
  • il software PLM per la realizzazione e la gestione del prodotto: il Product Data Backbone.

Fonte: PRO.FILE Italia

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Aumento efficienza operativa

26.05.2022 | Webinar: Aumento dell’efficienza operativa con un sistema PLM

Webinar: Giovedì 26.05.2022 alle ore 16:00 

Sfida: Posso aumentare l’efficienza operativa nella mia azienda?

Le aziende sono costantemente alla ricerca di modi per aumentare l’efficienza operativa. Vi sono infatti innumerevoli vantaggi, tra cui: ottenere un vantaggio competitivo rispetto ai concorrenti di mercato, aumentare i profitti, migliorare la qualità, ecc…

  • La vostra azienda ha mai costruito e/o consegnato il prodotto sbagliato perché l’officina stava lavorando a una versione di disegno errata?
  • La produzione è mai stata ritardata perché i dati della distinta base sono stati inseriti manualmente?
  • Il costo della merce venduta aumenta per le troppe parti duplicate?
  • I livelli di soddisfazione dei clienti sono diminuiti a causa della mancanza di organizzazione dei documenti?
  • Il Time to Market è una criticità a causa di processi inefficienti di condivisione e accesso ai dati tra dipartimenti?

 

Contenuti del Webinar – Seminario online gratuito:

  • Ricerca rapida ed efficiente di dati e documenti aziendali
  • Riduzione del numero di nuovi componenti grazie al riutilizzo degli esistenti
  • Tutti i vantaggi di automatizzare il trasferimento della distinta base

Non puoi partecipare al webinar? Non preoccuparti!
Se sei registrato potrai visionare la registrazione del webinar anche successivamente!

La ricetta perfetta per guidare il Change Management con il PLM

Quando le aziende decidono di intraprendere un progetto PLM (Product Lifecycle Management) si aspettano di ottenere un cambiamento radicale nei risultati di business. Come? Fornendo l’accesso a dati di qualità, snellendo e razionalizzando i processi di sviluppo prodotto, migliorando l’efficienza aziendale. Molto spesso si definiscono obiettivi troppo alti e pretenziosi e – dopo grossi investimenti e sforzi – i benefici attesi non vengono raggiunti.

Le trasformazioni digitali basate sul PLM sono difficili perché abbracciano attività interdipartimentali, incrociando/scontrandosi con processi, cultura e sistemi ben consolidati e radicati. McKinsey & Company, nella sua ricerca The Inconvenient Truth About Change Management, afferma che circa il 70% di tutti i programmi di cambiamento falliscono. E il PLM non fa eccezione.

Perciò come occorre comportarsi? Esiste una ricetta segreta per affrontare le minacce comuni agli interventi di Change Management di successo?

Inizia la tua iniziativa di cambiamento con gli ingredienti giusti

Crea una visione convincente per il cambiamento: è la chiave per iniziare bene l’iniziativa PLM. Parti dal risultato in mente. La tua visione è una “immagine” di ciò che aspiri a raggiungere con il tuo programma di trasformazione PLM.
La tua visione deve andare oltre l’iniziativa di cambiamento stessa… oltre il problema che deve risolvere, per uno scopo più ampio e più significativo.
Una buona visione deve essere chiara e semplice: deve fornire direzione, ispirazione e impegno al cambiamento. Perché vale la pena cambiare? Ad esempio: per sviluppare prodotti o servizi migliori, per essere la prima azienda del settore completamente digitale end-to-end, per collaborare in modo stretto con clienti e fornitori grazie ad una condivisione più efficace dei dati.

Una volta condiviso con tutti gli stakeholders la visione prosegui impostando la strategia: gli obiettivi e il percorso migliore per raggiungerli. Obiettivi chiari e raggiungibili, che possano essere misurati e fungere da motivazione.

Una volta definita la tua visione e la tua strategia è ora il momento di costruire il team di progetto. Questo gruppo sarà incaricato di definire gli step del progetto PLM, essere promotore del cambiamento e, infine, guidare l’implementazione e il lancio in produzione. Il tutto con sostegno (essenziale) del top management. Ciò farà di certo la differenza tra il successo o il fallimento dell’iniziativa PLM.

I mattoni per far funzionare il progetto

Processo, comunicazione, formazione e supporto sono la chiave per il cambiamento della tua organizzazione. Processi ben definiti, con ruoli e obiettivi chiari, aiutano le persone a superare l’imbarazzo e il disagio di cambiare il loro modo di lavorare. I nuovi processi devono guidarle – passo dopo passo – lungo il percorso di Change Management per renderlo operativo.

La comunicazione gioca un ruolo importante in una trasformazione PLM. Le comunicazioni regolari sono essenziali per mantenere le persone coinvolte, ottenere il buy-in e l’impegno. Scegli diverse tipologie di comunicazione per coinvolgere il tuo pubblico. Prendi in considerazione e-mail, focus group, webinar, aggiornamenti sul portale aziendale o sessioni di feedback. Una interazione regolare e proattiva può ridurre la resistenza e coinvolgere i dipendenti sentendosi parte del processo.

Le iniziative di cambiamento falliscono ripetutamente a causa di falle nella strategia di formazione e supporto. Assicurati di fornire la giusta formazione nel momento dell’implementazione e del go-live: manuali scritti, corsi di formazione, supporto costante, dimostrazioni di best practice e casi di successo, tips & tricks per risparmiare tempo nella operatività quotidiana di tutti i giorni.
Supportare gli utenti e assicurarsi che ottengano tutto il supporto necessario è altrettanto importante, soprattutto durante i primi mesi dopo l’implementazione. Quando sorgono delle domande o delle richieste, risolvile rapidamente, non rimandare.

I motori del cambiamento

Il Program Management è un motore di cambiamento per quanto riguarda il PLM. Un progetto PLM ben organizzato, con iniziative collegate chiare e un piano di implementazione strategica orientato al successo, pone le basi per una trasformazione digitale di successo.

Per motivare il cambiamento, devi spiegare perché la situazione corrente non funziona e contrastarla con i benefici di un miglioramento. Fai prendere coscienza alla tua organizzazione del fatto che le cose così come stanno non vanno bene e che il cambiamento potrà farle funzionare meglio. Devi creare un senso di urgenza per avvisare l’organizzazione che il cambiamento deve avvenire qui e ora. Devi fornire ai dipendenti la possibilità di dare feedback e sfogare le loro preoccupazioni, così come esprimere la loro soddisfazione.

Infine, misura i progressi con gli indicatori KPI che riguardano la visione, la strategia e gli obiettivi. Le metriche devono concentrarsi su indicatori chiave che possano valutare la salute generale del tuo programma di Change Management. È importante celebrare i successi, anche il raggiungimento dei singoli obiettivi durante gli step di implementazione. Dare visibilità ai piccoli cambiamenti e creare slancio per cambiamenti più grandi sono ciò che rende i dipendenti desiderosi di partecipare al processo.

Comprensione e superamento della resistenza al cambiamento

La resistenza è una parte naturale del cambiamento. La resistenza al cambiamento può essere radicata nella paura, nella mancanza di fiducia o semplicemente nella confusione. A volte, i dipendenti potrebbero concentrarsi solo sulla parte che andrà ad impattare sul proprio lavoro quotidiano e potrebbero non riuscire ad avere una visione d’insieme, non riconoscere l’impatto positivo del cambiamento sull’intera organizzazione. Pertanto, potrebbero trovare il cambiamento dirompente e totalmente inutile.

Chiedere alle persone di cambiare è chiedere loro di uscire dalla loro zona di comfort. Se riuscirai a comprendere le cause della resistenza al cambiamento nella tua organizzazione sarà più facile trasformare la paura in cooperazione.

Stai intraprendendo anche tu un processo di cambiamento con l’introduzione di una soluzione PLM? La tua azienda ha bisogno di migliorare il proprio lavoro quotidiano?
Temi che un nuovo metodo di lavoro possa spaventare i tuoi utenti? Parliamo insieme del tuo progetto: scoprirai che con una soluzione come PRO.FILE i cambiamenti verranno introdotti per step successivi e autoconsistenti, gli utenti continueranno a lavorare nel loro consueto ambiente CAD e la tua iniziativa PLM apporterà benefici a tutta la tua organizzazione!

Contattaci e creeremo insieme la tua strategia di Change Management con PRO.FILE, il Product Data Backbone della tua azienda.

Fonte dell’articolo e credits immagine: blog shareplm.com

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Processo digitale: benefici e vantaggi con il PLM

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Eliminare la carta non significa digitalizzare i processi

Per definire un processo realmente digitale non è sufficiente passare dalla carta al file digitale. Occorre stare attenti alle apparenze e non accontentarsi solo di lavorare con un file in formato PDF.
Ciò che fa la differenza è il modo in cui vengono gestite le informazioni e come possono dare maggior valore aggiunto all’azienda. I documenti sono letti dalle persone, le informazioni digitali vengono processati dal sistema. Ciò significa che scannerizzare un documento (email, PDF, disegni) e archiviarlo nel File System non equivale alla digitalizzazione. Così facendo le informazioni contenute nel documento non sono utilizzabili digitalmente. Le informazioni devono essere gestite, bene. Devono essere strutturate e processabili, con la possibilità di collegamenti e link tra di loro per ricercare velocemente ciò che serve.

Un processo è digitale solo se le informazioni possono essere ulteriormente utilizzate ed elaborate

Oggi bisogna fare un’attenta valutazione per distinguere in un’azienda i processi digitali falsi da quelli reali. Il fatto che l’informazione non sia più cartacea, non significa per questo che sia digitale, ma è piuttosto semplicemente “elettronificata”. La fattura scansionata spedita come PDF da un fornitore al proprio cliente per e-mail ne è un tipico esempio. Le informazioni contenute nella fattura non sono utilizzabili digitalmente. Per un processo aziendale veramente digitale occorrono informazioni che siano realmente digitali.
Nel caso della fattura, è necessario innanzitutto che i dati delle immagini vengano letti mediante OCR (Optical Character Recognition), siano riconosciuti i dati d’intestazione e di posizione e, idealmente, confrontati con un ordine di base nel sistema ERP. Se il valore dell’ordine coincide con il valore della fattura, viene impiegato un workflow che trasmette i dati della fattura alla contabilità per il pagamento. La classica elaborazione automatizzata delle fatture senza intervento dell’uomo è esempio lampante di un vero processo aziendale digitale.

Un processo digitale è tale solo se le informazioni:

  • sono utilizzabili digitalmente.
  • sono elaborate meccanicamente.
  • è possibile l’interscambio tra i sistemi IT, sono collegati fra loro a tale scopo.

Digitalizzare i processi in Progettazione e R&D

Quanto detto può essere applicato anche nei reparti di progettazione e sviluppo.
Le informazioni presenti in un sistema PLM sono dati, documenti e processi che fanno parte dello sviluppo e della gestione del prodotto. Un esempio può essere il processo di modifica. La richiesta di modifica di un prodotto creata come PDF nel software PLM non è ancora un’informazione utilizzabile. Per diventare tale, l’istruzione in essa contenuta deve essere separata e linkata automaticamente con il rispettivo componente. Il semplice fatto che le singole voci della modifica siano specificate nella richiesta non consente ancora di classificarla completamente come digitale. E non è soltanto l’informazione sulla modifica che deve essere disponibile a livello digitale e deve essere collegata con la documentazione di modifica, bensì anche il task che ne deriva.

Se, pertanto, nell’ambiente PLM deve nascere un processo aziendale digitale, non è sufficiente mandare un task per email e aggiungere i componenti in questione come allegato. Piuttosto il task deve essere assegnato nel software PLM ad un utente incaricato e ciascun documento deve essere presente una sola volta. Il processo di modifica nel sistema PLM guida poi tutti i dati di prodotto e i documenti collegati alla modifica, accompagnati dal task.

In conclusione

Questi due scenari ci fanno comprendere quando un processo può definirsi realmente digitale. E che ogni settore dell’azienda può essere coinvolto in questa trasformazione digitale, traendone notevoli benefici sia economici che in termini di produttività. L’azienda deve creare i requisiti tecnici informatici necessari. Sono tre i settori essenziali per la digitalizzazione: il sistema ERP (con SCM, Business Intelligence e manutenzione) per il collegamento di produzione, finanze, vendita e assistenza, i sistemi Office (inclusi Intranet, il portale e il sistema CRM) nonché i software PLM per la realizzazione e la gestione del prodotto.

I tuoi processi sono veramente digitali? Stai sfruttando appieno le informazioni nel tuo lavoro quotidiano? Hai mai valutato quanto risparmio potrebbe avere la tua azienda lavorando con dati univoci e di qualità.

Contattaci e creeremo insieme la tua strategia di digitalizzazione con PRO.FILE, il Product Data Backbone della tua azienda.

Fonte dell’articolo: blog di PRO.FILE Italia

Sei curioso di capire come PRO.FILE potrebbe collocarsi all’interno della tua realtà aziendale, e come potremmo collaborare insieme?

Approfondiremo gli argomenti di tuo interesse, o fisseremo una demo di prodotto realizzata specificatamente per la tua realtà aziendale !

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Product Data Backbone: viaggio nel PLM

Verso il Product Data Backbone: un viaggio approfondito nel PLM. Viaggiare spesso significa lasciare la strada battuta per esplorare nuovi sentieri. Non sappiamo bene cosa ci attenderà il percorso che stiamo per intraprendere, ma vale la pena esplorare nuovi mondi!

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La maledizione delle isole dati isolate

Immagina di stare in mezzo all’oceano e goderti una vista molto ampia e rilassante. Sei in cima ad una collina e all’orizzonte riesci a scorgere alcune isole. Ti concentri su di esse e immagini quale potrà essere la tua prossima meta, l’isola che andrai a visitare nella tua prossima escursione in barca.
Si tratta di isole distanti tra loro, diverse, alcune difficili da raggiungere… e se fossero delle isole di dati isolate?

Cos’è un’isola dei dati? Pensa al concetto di isola di dati quando:

  • i dati sulla qualità del prodotto sono memorizzati in un foglio di calcolo, su un laptop, senza connessione con il resto del dipartimento.
  • i dati del cliente sono memorizzati nel database di vendita e il resto dell’organizzazione non può averne accesso.

Le isole dati isolate sono come quelle isole che hai potuto individuare solo con una visione d’insieme, rivolto all’orizzonte, dall’alto sopra una collina, perché le distanze tra queste isole sono i diversi database di una azienda che sono disconnessi tra loro.

E così, mentre la vista dall’alto è bella e molto scenografica, le cose iniziano a complicarsi una volta che hai bisogno di accedere a una di queste isole perché:

  • Le isole sono difficili da raggiungere in quanto l’accesso è limitato o rigidamente definito.
  • Avere un accesso all’isola è molto costoso.
  • Una volta arrivato sull’isola, scopri che la lingua per colloquiare è differente dalla tua (i tipi di file sono diversi e / o difficili da utilizzare).
  • Devi anche imparare a vivere (e operare) in un nuovo ambiente,che potrebbe farti sentire estraneo o essere intimidatorio nei confronti dei nuovi arrivati.

Esistono isole dati isolate in tutte le organizzazioni, la soluzione? Un Product Data Backbone aziendale

Questo scenario riflette essenzialmente la situazione che esiste nelle aziende di tutte le dimensioni, in ogni parte del mondo.

Le aziende nel corso degli anni hanno utilizzato un’ampia varietà di applicazioni e strumenti settoriali/dipartimentali per supportare le attività operative quotidiane come la gestione della Progettazione e le modifiche, la Qualità, la programmazione della Produzione, il comparto Sales, etc… Seguendo questa impostazione, le aziende sviluppano isole di dati isolate che non sono condivise né ben manutenute.

E qui iniziano i problemi…

  • Se i dati non sono facilmente disponibili per coloro che ne hanno bisogno all’interno dell’organizzazione, queste persone sprecheranno una quantità inutile di tempo alla ricerca di quei dati.
  • Senza una fonte centrale dei dati chiara e univoca, il rischio di trovare la versione errata di tali dati aumenta notevolmente.

Il risultato finale delle isole di dati è che si prendono decisioni basate su dati errati, ad ogni livello della gerarchia aziendale.

I limiti di lavorare con Excel

Utilizzato da molti, Excel è la soluzione più economica e più diffusa utilizzata da tutte le aziende. Questo strumento “potente” fornisce le funzionalità aziendali di base della disponibilità, della conservazione dei dati e della possibilità di scrivere codice semplice. Di conseguenza, viene utilizzato per implementare “semplici applicazioni aziendali” che comprendono una combinazione di dati regolati da “regole aziendali”.

Col tempo, tuttavia, le funzionalità di base di Excel non saranno più sufficienti, a causa delle dimensioni e della complessità dei file.
Ma, cosa più importante… non ci sono tracciabilità, cronologia e strumenti di collaborazione integrati in Excel.
Ma non finisce qui… poiché all’interno di un’azienda esistono più reparti, esistono anche numerosi database con logiche diverse. A volte questi prodotti hanno funzionalità semplici e contengono persino gli stessi dati tra i vari reparti. Ciò crea isole di dati con dati duplicati all’interno di un’azienda. E qui sorge la fatidica domanda: dov’è il file master corretto? Quando ogni reparto o divisione possiede un proprio Excel, senza alcuna comunicazione tra dipartimenti, i dati vengono condivisi senza un database centralizzato per mantenerlo normalizzato. E le nuove versioni di Excel possono essere in grado di contenere circa 65.000 record…

Come può essere utile un adeguato sistema di gestione dei dati

Un sistema di gestione dei dati come un sistema PLM può fornire la semplicità di configurazione di una soluzione di Excel con una posizione centralizzata per i dati, scalabile e con pieno controllo degli accessi secondo i permessi definiti internamente. E copre tutti gli inconvenienti che generalmente accompagnano le applicazioni personalizzate e locali. Inoltre, offre la sicurezza di una funzione di backup e un meccanismo di notifica che si collega all’azienda.

Hai mai considerato quanto potresti risparmiare in termini di tempo e di produttività con l’utilizzo di una soluzione PLM? Hai già una soluzione PDM ma non soddisfa più le tue esigenze e non ti permette di mettere in collaborazione i diversi dipartimenti aziendali?

Noi di Cadtec aiutiamo le aziende a gestire tutta l’informazione aziendale, definendo le regole e riorganizzando i processi. Un’unica piattaforma – un Product Data Backbone come PRO.FILE – è fondamentale per garantire certezza del dato e ridurre drasticamente i costi dovuti alla gestione dei duplicati. Come? Richiedi una demo presso la tua sede.

Fonte dell’articolo: sito web plm-blog.com

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PROOM piattaforma digitale di collaborazione

Team virtuali: quando la condivisione di file è necessaria.

PROOM piattaforma digitale di collaborazione

Nei progetti aziendali le piattaforme di Online Collaboration consentono alle imprese una condivisione di file sicura e di documenti fra i componenti di Team Virtuali.

Soprattutto in progetti complessi, i partecipanti sono molteplici e necessitano di continui scambi e revisioni dei medesimi file. Questo tipicamente crea problematiche di versioni, doppie copie, incertezza sulla validità del file ed in genere confusione e impossibilità di tracciamento.
Nel caso in cui i file siano documenti tecnici, di Know-how aziendali o che contengono dati sensibili, la questione della sicurezza del dato ricopre un ruolo fondamentale e necessita di particolare attenzione. Inoltre, la realizzazione sistematica di processi complessi è spesso possibile grazie al coinvolgimento di partner, fornitori e clienti; nasce di conseguenza la necessità di spazi sicuri e riservati dove condividere file e collaborare abbattendo le barriere aziendali.

Le piattaforme di Online Collaboration come PROOM, attraverso lo scambio di file in Stanze Progetto Virtuali create appositamente e condivise con i partecipanti, permettono un utilizzo di file in comune che garantisce sicurezza, tracciabilità, riservatezza ed integrazione nel sistema in uso dalle aziende coinvolte.

Il Concurrent Engineering nella pratica

Immaginiamo, ad esempio, la situazione contingente di un’azienda che lavora nello Sviluppo di Prodotti. Questo settore richiede molte conoscenze specialistiche che generalmente vengono ricercate attraverso la collaborazione con partner esterni.
La divisione del lavoro presuppone che i partner siano muniti della documentazione necessaria, ovvero: capitolati, modelli CAD e specifica documentazione di controllo e verifica.

Per tradizione, i file tecnici vengono scambiati con i partner in due modi: i partner di sviluppo hanno accesso diretto al sistema PLM (cosa che viene evitata il più possibile per motivi di sicurezza) oppure si procede allo scambio mediante metodi tradizionali come e-mail o FTP.
Lungo la durata della progettazione di un singolo prodotto, lo stesso file viene revisionato dalle persone coinvolte innumerevoli volte e se scambiato via mail creerà molteplici copie con differenti modifiche ma con i medesimi riferimenti. Questo le renderà impossibili da distinguere e genererà sprechi di tempo, energie e un rischio molto alto di errori.

PROOM: la soluzione definitiva per la tua condivisione di file

Nel sistema proposto ognuno dei partecipanti avrà accesso ad uno Stanza Progetto Virtuale in cui potrà condividere, modificare, suggerire migliorie ed implementare i medesimi file in tempo reale rimanendo sempre nella riservatezza di un ambiente privato ed eliminando le problematiche di tracciabilità, doppioni e versioni varie. Si creerà un ambiente multidisciplinare e riservato, paragonabile solamente ad un incontro fisico in un ufficio ma con la comodità dell’accesso da qualsiasi luogo in cui ci si trovi anche tramite App dedicata.

Con PROOM la condivisione di file attraverso l‘integrazione della piattaforma di scambio nel sistema PLM è automatizzato e costantemente documentato. Attraverso l’accesso controllato si evitano conflitti di modifica, riducendo così le attività di coordinamento e gli errori nella scelta di versione.
L’attenzione è concentrata dunque sullo sviluppo e non sull’amministrazione e la ricerca di errori, come avveniva fino ad ora.

Fonte: PRO.FILE Italia

PROOM: la condivisione di file sicura, integrata e completa.

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Documenti tecnici e documenti commerciali in un unico sistema

13.05.2021 | Webinar: Documenti tecnici e documenti commerciali in un unico sistema

Webinar: Giovedì 13.05.2021 alle ore 16:00 

Sfida: La gestione dei dati tecnici e commerciali in un unico sistema sembra ragionevole. Ma come è realizzabile in un’azienda tecnica?

Scopri in questo webinar:

  • Dove i processi aziendali hanno delle criticità perché addetti commerciali e tecnici lavorano ciascuno con i propri sistemi di archiviazione.
  • Come il tuo ufficio commerciale e quello tecnico potrebbero ottimizzare la collaborazione (3 esempi pratici)
  • In che modo il DMStec migliora i processi aziendali e supporta la creazione di un Product Data Backbone centrale.
  • I vantaggi di disporre di documenti tecnici e commerciali in un unico sistema