Piccola guida per una implementazione PLM di successo

PLM: un progetto del reparto Progettazione o del reparto IT?

Nell’industria manifatturiera odierna c’è un dibattito vivace e acceso se l’implementazione del Product Lifecycle Management (PLM) debba essere affrontato come un progetto di Ingegneria o come un’iniziativa IT. Quale approccio è risultato essere il più vincente? La risposta è: nessuno dei due. O meglio: entrambi.

Benché sia il COO che il CTO siano due protagonisti chiave del progetto, essi dovrebbero operare in modo indipendente per poter trarre il maggior vantaggio e valore dal ROI del PLM in tutti i dipartimenti aziendali: Produzione, Acquisti, Progettazione, Controllo qualità, Gestione della garanzia e IT. Il Dipartimento di Engineering ha un profondo interesse nel successo del progetto e nella rapida realizzazione per soddisfare i nuovi requisiti di progettazione del prodotto. Da parte sua, il CIO è anche responsabile del successo dell’implementazione, della manutenzione e del supporto dell’applicazione PLM. Entrambi dovrebbero essere consapevoli fin dall’inizio dell’importanza della loro collaborazione e della responsabilità che si assumono, come team, nei confronti delle altre business unit.

Il PLM come iniziativa Enterprise

Molte aziende manifatturiere affrontano questo dilemma ogni giorno quando intraprendono il loro progetto PLM.

Il PLM, inizialmente, ha fatto il suo ingresso nel mercato come sistema per la gestione dei processi di ingegneria e dei dati CAD. Ora è diventato la soluzione IT aziendale centrale più importante a cui tutti i sistemi in uso in azienda sono connessi.  Il PLM è diventato il sistema aziendale dominante che coglie le complesse sinergie e interazioni tra Produzione, Acquisti, IT, Ingegneria, Controllo qualità e Gestione delle garanzie. Tutti i principali leader del settore manifatturiero che traggono i massimi vantaggi dalla riduzione del Time-to-market e dall’efficienza dei costi di progettazione utilizzano un sistema PLM di livello Enterprise. L’implementazione del PLM nelle loro realtà ha successo perché è stato creato un team composto da ingegneri, responsabili finanziari, vendite, produzione, qualità e responsabili IT.

Il PLM si è spostato da un’iniziativa incentrata sull’ingegneria alla principale iniziativa a livello aziendale che collega tutte le operazioni aziendali che toccano il ciclo di vita del prodotto e il profitto di base.

Dove concentrare la propria attenzione per una implementazione di successo

Al fine di ottenere i migliori risultati dal PLM, i CIO lo stanno affrontando come un’implementazione a livello aziendale e mettendo in collegamento il reparto di Progettazione con la Produzione, gli Acquisti, il Controllo qualità, la Gestione della garanzia e le strategie IT.

I quattro elementi costitutivi fondamentali per il successo di una simile iniziativa sono:

1. Iniziare con un obiettivo, una missione

Prima di sviluppare la strategia e la roadmap per l’implementazione del PLM, i CIO dovrebbero innanzitutto concentrarsi sull’espansione del processo di allineamento e nominare le figure esecutive che guideranno l’iniziativa, in ciascun reparto. E’ importante delineare gli obiettivi che il PLM raggiungerà per tutti gli ambienti dal punto di vista di persone, processi e sistemi per definire un quadro “One Goal, One Mission“.

2. Formare un Core Team per la gestione del programma

Un errore comune (e grave) è ritenere che il reparto IT possa gestire tutto autonomamente e da solo. E’ preferibile creare un team composto da tutti gli stakeholders interni e da consulenti esterni di esperienza che possa definire una visione d’insieme del progetto e mantenere un equilibrio durante l’intera fase di implementazione. Questo core team aiuterà a colmare il divario tra tutte le unità di business, inclusi gli stakeholder primari come l’Ingegneria, la Produzione, l’Approvvigionamento e il reparto IT e a garantire i risultati migliori nel raggiungimento dell’obiettivo comune.

3. Valutare i vantaggi del software PLM per tutte le business unit

Scegliere il software PLM giusto, capace di dare il maggior ritorno dell’investimento, anche in termini di vendita del prodotto è essenziale. Ciò significa non solo IT e Ingegneria, ma anche Produzione, Approvvigionamento, Garanzia e Controllo di qualità. La valutazione del costo totale di acquisizione (TCO = Total Cost of Ownership) per l’intera azienda è fondamentale per il massimo rendimento.

Principali criteri da includere nella valutazione:

  • l’impatto sulla produttività del reparto di ingegneria e sul miglioramento dei processi,
  • l’efficienza della produzione,
  • la riduzione della responsabilità di garanzia e la validazione del percorso di controllo di qualità.

Le competenze del team IT e le funzionalità del software per la comunità degli utenti sono importanti in egual maniera.

4. Comunicare lo scenario futuro al team

Rendere proattiva e collaborativa la comunicazione in tutte le unità aziendali, in particolare tra i reparti non-IT che gestiscono il progetto PLM e il team IT, è fondamentale. Importante è ipotizzare e far toccare con mano lo scenario futuro in termini di miglioramento e beneficio del lavoro quotidiano, delineando l’ambiente As-Is e lo stato futuro di tutti i sistemi IT aziendali che saranno interessati dal sistema PLM aziendale. Individuare i requisiti completi della soluzione consentirà agli stakeholders non solo di comunicare in modo più efficace tra team, ma anche di pianificare un budget e prendere decisioni migliori insieme.

Perché?

  • Ad esempio, gli stakeholders potrebbero dover valutare la gestione della distinta base tra il sistema PLM e il sistema ERP e come gestire il progetto, decidendo dove salvare i dati.
  • Un altro esempio è quando il team IT deve prendere una decisione definitiva su quale database adottare (Oracle vs. MS SQL) per ospitare e standardizzare le tecnologie ERP e PLM in un’unica piattaforma di database.

In conclusione

Questi elementi costitutivi sono essenziali per gestire un’implementazione PLM di successo nel settore manifatturiero moderno. Il PLM è passato dall’essere un processo circoscritto al reparto Progettazione all’essere la principale iniziativa a livello aziendale che collega tutti i dipartimenti aziendali che toccano il ciclo di vita del prodotto e la redditività aziendale. La definizione di un obiettivo comune condiviso e portato avanti da un team coeso che rappresenta tutti i principali stakeholder assicurerà che l’implementazione del PLM possa apportare efficienze nella progettazione e in produzione e un incremento di produttività in tutta l’azienda.

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Fonte dell’articolo: CIOReview

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Digitalizzare è inevitabile. Ma come calcolare il Roi degli investimenti?

Il trend attuale richiede una continua evoluzione da parte delle imprese, che per stare al passo con i tempi dovrebbero investire al massimo sulle nuove tecnologie digitali.
Fattore determinante per la scelta di tale investimento sono le tempistiche di ritorno dello stesso, che possono variare in base alle dimensioni dell’azienda coinvolta.

L’importanza di una corretta valutazione

La valutazione del ROI è una procedura molto articolata. Si tratta infatti di ponderare un progetto mai gestito prima, con la forte possibilità di prendere delle decisioni fuorvianti; sia a causa della velocità con cui le nuove tecnologie si aggiornano continuamente, che per la probabilità di non riuscire a valutare nei minimi dettagli a priori un progetto, che alla fine dei conti potrebbe rivelarsi diverso dalle aspettative piuttosto che dai rendimenti previsti.

Inoltre non sempre è facile definire una correlazione tra progetti digitali e performance aziendali.

Questi i motivi principali per cui gli investimenti in questo campo sono ancora a rilento, nonostante l’evoluzione della tecnologia li renda ormai inevitabili.

Che tipo di digitalizzazione?

E’ basilare innanzitutto qualificare il tipo di digitalizzazione di cui stiamo parlando.

La scelta vincente è quella di scegliere piattaforme condivise che eliminino i silos dipartimentali, e permettano di concentrarsi sulla creazione reale di valori di dati come ad esempio l’automazione dei processi aziendali.

Le aziende crescono, si evolvono e necessitano di adattare e aggiornare a flusso continuo gli strumenti e le soluzioni IT utilizzati quotidianamente.

Ma come calcolare nel modo più realistico possibile il ROI?

Le 5 regole base per il calcolo del ROI

1. Capire dove e come è stato creato il valore.

Analizzare quindi in modo dettagliato costi e ricavi dell’azienda, per poter esaminare tutti i modi tramite i quali l’inserimento di una nuova soluzione tecnologica possa creare valore: ad esempio con l’aumento dei ricavi, oppure con l’ottimizzazione dei costi operativi.

2. Identificazione dei benefici non quantificabili

Si tratta di quei miglioramenti delle aree dell’impresa denominate “soft”, come la comunicazione e/o l’ambiente di lavoro, che se perfezionate permettono una migliore produttività e aumentano la motivazione da parte dei dipendenti.

3. Utilizzo della tecnica Delphi

Avvalendosi dell’esperienza e delle conoscenze degli addetti all’area commerciale, si riesce ad aver accesso ad una serie di importanti informazioni interne, difficilmente recuperabili tramite una ricerca tradizionale. In questo modo si possono stimare in modo più accurato costi e benefici del progetto proposto.

4. Comparazione

Confrontare cioè il progetto che si è scelto di intraprendere con altri che offrono soluzioni similari.

5. Progetti pilota

Questi offrono minori esigenze di ROI diminuendo i rischi, consentono di risolvere i bug, suggerire nuove opportunità, superare le prevedibili opposizioni interne e stabilire quindi un più esatto modello di ROI.

E i tuoi collaboratori sono pronti per affrontare l’innovazione digitale della tua azienda?

Approfondisci come potrebbe migliorare l’ambiente aziendale, tramite l’apporto di un valore aggiunto che accresca la produttività e incrementi la motivazione dei tuoi collaboratori.

Cadtec è disponibile per supportarti nell’identificazione delle aree di intervento di maggiore interesse e più strategiche per la tua azienda.

Fonte dell’articolo: Digital4Trade

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Digitalizzazione: come si evolve il ruolo del CIO

La digitalizzazione e l’innovazione tecnologica stanno rivoluzionando il ruolo del CIO. Questo quanto emerge da una recente indagine Gartner, effettuata su più di 3.000 CIO, provenienti da 98 nazioni diverse e da svariati settori industriali.

CIO: da distributore di servizi a protagonista del cambiamento

La metamorfosi del ruolo del CIO è già in atto, e a chi ricopre questo ruolo viene richiesto di diventare un leader del cambiamento e di sostenere responsabilità crescenti e sempre più trasversali, come la gestione dell’innovazione.

“Il ruolo del CIO deve crescere e orientarsi verso la diffusione di attività digitali e tecnologie innovative, tra le quali macchine intelligenti e analytics avanzati”, ha dichiarato Andy Rowsell-Jones, vice presidente di Gartner. “La distribuzione di servizi IT rimane tra le responsabilità del CIO, ma c’è una maggiore enfasi sul raggiungimento di una serie molto più ampia di obiettivi di business”.

Innovazione e trasformazione: le nuove aree di sviluppo del ruolo del CIO

Nelle aziende dove il passaggio alla digitalizzazione è ormai una realtà concreta, i CIO sono sempre più focalizzati verso gli obiettivi di business. Sono perciò valutati maggiormente sui servizi che riescono ad integrare, piuttosto che dal punto vista legato ai tradizionali confini di distribuzione di servizi.

E’ una questione di competenze

Non tutte le tecnologie che stanno prendendo piede nella realtà quotidiana, sono però sempre così semplici e immediate da assimilare, ma alcune necessitano dell’acquisizione di nuove conoscenze.
Il CIO diventa quindi, grazie alla digitalizzazione, parte integrante e di connessione per lo sviluppo di una nuova solida realtà, costituita da dati sicuri e flussi di informazioni condivisi, che consentono di apportare a tutte le informazioni aziendali un nuovo e determinante valore aggiunto.

E la tua azienda è al passo con le nuove tecnologie? Riesce a far fluire in modo semplice ed immediato le informazioni e i dati aziendali?

Possiamo supportarti con una consulenza dedicata e dimostrarti come una gestione ottimizzata delle informazioni e dei processi può migliorare la qualità del tuo lavoro quotidiano.

Fonte dell’articolo: cwi.it

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Ecco quanto costa un ICT obsoleto alle aziende

Gran parte del tempo viene utilizzato per cercare file sui server e per attendere l’accensione della stampante. Eppure con gli strumenti giusti il 70% dei lavoratori italiani sarebbe più produttivo.
Lo dice una ricerca condotta da Censuswide per conto di Sharpogni lavoratore spreca 19 giorni lavorativi all’anno a causa di inefficienze e inadeguatezze tecnologiche e ICT.
Tali criticità si ripercuotono sulla produttività, sulla soddisfazione dei lavoratori e sui costi da sostenere.

La classifica degli sprechi ICT

Il sociologo Domenico De Masi, che ha presentato a Roma i numeri di tale report, afferma che il primo ostacolo da affrontare è quello di far metabolizzare agli utenti le nuove tecnologie, che se utilizzate nel modo corretto rappresentano uno strumento straordinario.
Nel dettaglio: la parte più consistente del tempo sprecato sta nella ricerca dei file (23 minuti al giorno) perché non si hanno gli strumenti di ricerca adeguati. A seguire, l’utilizzo della stampante (15 minuti al giorno) e la strumentazione audio-video (8 minuti al giorno).

La situazione italiana, maglia nera

A livello di Unione Europea tali inefficienze costano alle aziende una media di 19 giorni a lavoratore, quasi quattro settimane di ferie.

In Italia la situazione è ancora più grave:

  • il 53% dei lavoratori ritiene il proprio posto di lavoro non al passo con l’evoluzione tecnologica.
  • il 68,2% sarebbe più produttivo se fosse a disposizione una migliore dotazione IT.
  • il 45,9% sarebbe più motivato e creativo.

La tecnologia deve semplificare la vita lavorativa

La tecnologia obsoleta o di difficile utilizzo rallenta le persone nello svolgimento della propria attività, mentre invece dovrebbe semplificarla e renderla più veloce.
Ma le aziende dovrebbero fare la loro parte su due fronti: da una parte comprendere il potenziale e l’importanza di tecnologie innovative e interconnesse, dall’altra sviluppare competenze umane e tecniche in grado di apprezzare la portata di questo nuovo metodo di lavoro.

Quali sono le maggiori cause di inefficienza ICT nella tua azienda? Vuoi intraprendere anche tu un percorso di innovazione tecnologica in direzione del Digital Workplace?
Affidati a chi ha già gestito progetti specifici verso la ottimizzazione e digitalizzazione dei processi aziendali e la condivisione del know-how aziendale e contattaci.

Fonte dell’articolo: Corriere Comunicazioni

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L’era della dematerializzazione e la rivisitazione dell’utilizzo della carta

Oggetto delle più svariate teorie, alcune delle quali più o meno futuristiche come la società senza contanti, o le fabbriche di robot che prendono il posto degli uomini, la dematerializzazione è uno degli argomenti che stanno diventando sempre più attuali.

Le teorie futuristiche sulla scomparsa della carta

Varie le ipotesi prese in considerazione su questa materia, tra le quali quella dello scienziato dell’informazione anglo-americana Frederick Wilfrid Lancaster, il quale aveva previsto intorno agli anni 70, suscitando molto interesse da parte di media e accademie, che la carta sarebbe totalmente scomparsa entro la fine del diciannovesimo secolo, per poi ritardare le previsioni e posticiparle al 2090.

Una pesante eredità

Allo stato attuale, la larghissima diffusione dei dispositivi digitali, in aggiunta alla grande innovazione denominata Cloud, sembra voler fare il possibile per andare incontro alle previsioni dello scienziato, ma cavalcando il trend attuale, a quanto pare la carta è destinata a farci compagnia ancora per un bel po’, seppur in modo più moderato.

In alcuni e non troppo isolati casi, la predisposizione al passaggio digitale è ancora contenuta. Basti pensare ad esempio ai numerosi lettori appassionati alle letture dei libri “old style”, piuttosto che tribunali o i molteplici uffici pubblici dove i faldoni di carta, per obbligo o per scelta sono ancora una solida e pesante consuetudine.

I punti chiave della dematerializzazione

Sta di fatto però che l’utilizzo della carta è stato senza dubbio rivalutato, grazie anche alle tecnologie sempre più avanzate che supportano ampiamente questa tendenza. La dematerializzazione dei documenti nel settore B2B, grande innovazione che sta portando una migliore organizzazione, maggior sicurezza dei dati ed una perfetta integrazione digitale di tutti gli archivi.
Questo permette una maggior produttività individuale e aziendale. Oltre che un minore impatto ambientale, argomento che desta sempre maggior sensibilità.

L’impresa italiana, al passo con questo importante trend, nel 2017 ha finalizzato il 40% degli investimenti ai processi di digitalizzazione.
Importanti realtà italiane hanno già fatto passi avanti nell’ottica della dematerializzazione, come la Pubblica Amministrazione con la fatturazione elettronica, o il sistema Sanitario con l’introduzione del fascicolo sanitario elettronico, ad oggi attivo in 10 Regioni.

Benché sembri che la carta non voglia abbandonarci, la digitalizzazione sta facendo parecchi passi avanti e anche la sensibilità delle aziende italiane è sempre più ampia.
E la tua azienda come si sta adattando al nuovo trend? Ha già compreso le potenzialità che potrebbero nascere dalla digitalizzazione delle informazioni e dei processi?

Possiamo supportarti con una consulenza dedicata e dimostrarti come una gestione ottimizzata delle informazioni e dei processi può migliorare la qualità del tuo lavoro quotidiano.

Fonte dell’articolo: Repubblica.it